Il destino di Acqui Terme è già scritto nel nome che allude alle acque termali, proprio come l’antico toponimo della città in epoca romana, Aquae Statiellae (dalla tribù degli Statielli, popolazione ligure che abitava quelle terre).
Acqui divenne un importante centro termale già allora, citato anche negli scritti di Plinio il Vecchio e Strabone: i bagni di Acqui erano tra i più famosi del mondo romano, insieme a Puteoli (Pozzuoli) e Aquae Sextiae (Aix-en-Provence).
Il monumentale acquedotto, costruito nel I sec. d.C., alimentava sia le piscine del complesso termale che le fontane pubbliche e private. Le antiche terme romane prevedevano un percorso che alternava, da un ambiente all’altro, sudorazioni e raffreddamenti intervallati da periodi di riposo o da massaggi. Lasciati gli abiti nell’apodyterium, via via si attraversano il tepidarium, dove l’organismo si abituava gradualmente alle alte temperature, il calidarium, dove si faceva il bagno caldo, e il laconicum, una stanza ricca di vapori come fosse un’antica versione della sauna.
Tornati nel tepidarium, seguiva la sosta nel frigidarium destinato ai bagni freddi. Completato il percorso, si poteva decidere se andare di nuovo nel calidarium o in un locale dedicato ai massaggi con oli preziosi.
L’acqua delle terme acquesi sgorga sia nel cuore della città (la fonte “Bollente”,con i suoi 75 gradi) che fuori dal centro abitato, oltre il fiume Bormida. Si tratta di acqua caduta come pioggia o neve che in un lunghissimo periodo di tempo è penetrata lentamente nel sottosuolo fino ad arrestarsi, probabilmente su un basamento roccioso, a una profondità tra i 2500 e i 3000 metri. Il suo calore deriva dal cosiddetto gradiente geotermico, che prevede l’aumento di un grado ogni 33 metri di discesa.
La rapida risalita dell’acqua è favorita da un sistema di faglie nella crosta terrestre del territorio circostante Acqui: la sua ricchezza di minerali è dovuta alle strutture geologiche e agli elementi chimici con cui viene in contatto nel suo lungo viaggio, principalmente quelli lasciati dai depositi salini del mare che molti secoli prima occupava quel tratto di Pianura Padana.
Sotto il profilo chimico, quindi, le sorgenti acquesi oltre che sulfuree si possono definire salsobromoiodiche. I fanghi e bagni terapeutici delle terme di Acqui sono indicati per il trattamento di tendiniti, periartriti, fibromialgie; per mezzo di inalazioni o insufflazioni tubo-timpaniche sono anche consigliate per riniti, sinusiti e faringiti croniche semplici o ostruttive, grazie al loro effetto espettorante e antiflogistico.
Le cure termali acquesi vengono utilizzate anche nel campo della riabilitazione motoria e in quello medico-estetico, mentre il ciclo dell’idroginnastica vascolare per curare le manifestazioni cliniche dell’insufficienza venosa cronica.
Oggi le “Terme di Acqui S.p.A.” sono un centro termale multifunzionale, diviso essenzialmente nei due grandi stabilimenti “Nuove Terme”, nel centro cittadino, e “Regina”, oltre Bormida, che offrono sia percorsi terapeutici specifici, riconosciuti dal SSN, che soluzioni all’insegna del relax e del benessere: dalle cure termali ai massaggi terapeutici ed estetici, dalla fisioterapia ai trattamenti di bellezza.